Pagina:Idilli di Teocrito (Romagnoli).djvu/128

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Caro fanciullo, sei giunto? Tre notti trascorsero, e a l’alba
giungi; ma chi di brama si strugge, un sol giorno l’invecchia.

Quanto è la Primavera piú dolce del verno, e la mela
piú della prugna, e villosa la pecora piú de l’agnello,
quanto fanciulla val piú d’una donna che fu di tre sposi,
quanto veloce è piú del vitello il cerbiatto, e fra quanti
volano augelli ha voce piú acuta il canoro usignolo,
tanto apparendo tu m’allegri: del par si refugia
un viandante, dal sole che sfolgora, all’ombra d’un faggio.

Deh, se concordi su noi spirassero influssi gli Amori,
sí che a la gente ventura noi fossimo oggetto di canto!
L’un «sospirante», direbbe chi parla il dialetto d’Amícla,
quell’altro «rubacuori» direbbe qualcun di Tessaglia.
«Era del pari intenso l’amore d’entrambi. Oh!, fu quella
l’età dell’oro, quando l’amato pagava d’amore».