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Pagina:Idilli di Teocrito (Romagnoli).djvu/199

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154 TEOCRITO

e sopra il dorso e sopra la nuca, giú giú, delle gambe
sino all’estremo, appesa la pelle d’immane leone.
Primo Pollúce a lui, vincitore di gare, si volse.
polluce
Salute, ospite, chi tu sii: di che genti è la terra?
àmico
Come salute, se vedo persone che mai non ho viste?
polluce
Fa’ cuor: sappi che iniqui non vedi, né figli d’iniqui.
àmico
Cuore, ne faccio: da te non devo imparare il mestiere.
polluce
Sei selvatico? Nutri per tutti rancore e disprezzo?
àmico
Quale mi vedi io sono. Dei fatti tuoi forse m’intrigo?
polluce
Vieni: ospitali doni gradisci, ed a casa ritorna.
àmico
No, non offrirmi doni: ché io non son pronto al ricambio.