Pagina:Il Bardo della Selva Nera.djvu/34

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22 il bardo

D’angelo il volto, e la pietosa cura
Con lui dividi, amabile fanciulla,
Dite, se onesto è il mio pregar, chi siete?
Di che gente? Saper di chi m’ha salvo
105Giovami il nome, e il cor lo chiede, il core
Che non ingrato mi fu posto in seno.
La mercede, che scarsa io vi potrei
Render di tanto, vi fia larga e intera,
Pria dal ciel che le belle opre corona,
110Poi dal possente mio Signor renduta,
Chè liberal, magnanimo, cortese
Del par che invitto è de’ Francesi il Sire,
E nel far lieta la virtude esulta.
     Guerrier, rispose Ullino, il tuo coraggio
115La tua ne’ mali alacrità già detto
M’avean la patria tua. Io dell’averti
Tolto a morte, e servato al tuo Signore
Sento letizia, ch’ogni detto eccede.
Ma tu, figlio, tu fai misero e vile,
120Promettendo mercede, il beneficio.
Sta qui dentro il mio premio in questo petto,
Premio che darmi, nè tu puoi, nè il Grande