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Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/114

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parte prima 43

morale che veniva loro prescritta da’ comandamenti della nuova dottrina. Fra queste due classi di convertiti si trovavano persone di condizione diversa e d’ogni casta: sovrani, ricchi e nobili personaggi, filosofi, brâhmani, mercanti, soldati, gente del volgo. Uomini sazi di godere, malfattori stanchi dei delitti, Maddalene penitenti, o desiderose o curiose di pentirsi, accorrevano pure in folla dalle popolose città e dai villaggi all’eremitaggio del Buddha; offrivano elemosine a lui e ai suoi discepoli, e cercavano nei loro insegnamenti quel conforto che altri sembrava vi avesser trovato.

Çâkyamuni, ritornato finalmente per alquanto tempo alla città natale di Kapila, scandalizza dapprima i genitori e i parenti col suo andare limosinando in vesti dimesse, e con l’intrattenersi con uomini di casta inferiore. Incominciò poi a fare non poche conversioni, tra le quali quella di Nanda figliuolo di Prajâpatî sorella minore di sua madre Mayâ, e quella del suo stesso figliuolo Rahula, privando così Çuddhôdana suo padre di eredi al trono. Ma commosso poi il Buddha dall’afflizione che ebbe il vecchio Râja in vedersi tolto quel nipote, in cui aveva messo tutte le sue speranze, fece più tardi un comandamento, col quale proibivasi di ricevere chicchessia nell’ordine de’ monaci mendicanti, senza l’espresso consenso dei genitori. — Le leggende narrano che Çuddhôdana si convertì anch’egli alla Legge, e fecesi monaco buddhista.

Gli ultimi anni di Çâkyamuni scorsero tranquilli, quanto agitati per la lotta interna dell’animo furono gli anni della sua giovanezza. Circondato dal rispetto e dalla venerazione di tutti i suoi discepoli, ebbe seco, fra gli altri, un monaco per nome Ananda, la cui memoria è tuttora onorata nel mondo buddhico, e che consacrò l’intiera sua vita a rendere meno gravi i giorni della vec-