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introduzione xv

navano vita severamente austera.1 Al tempo che nacque il Buddha, la fede dell’età vedica, la cui più alta espressione si ritrova negl’inni, che i bardi ariani dell’antichità erano andati formando, aveva dato luogo ad un culto servile e irrazionale; regolato da una casta di sacerdoti, che si arrogava ogni sorta di privilegi, compreso quello di crear nuove divinità, e di porgerle all’adorazione del volgo. La popolazione dell’India era caduta, perciò, nella più fanciullesca superstizione; e il tempo diFonte/commento: Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/70 una riforma, che facesse rivivere al mondo la religione della umanità, era quanto si voglia propiziaFonte/commento: Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/70. La venuta di Gâutama buddha fu appunto lo insorgere dell’umanità contro la superstizione dei preti, e l’ascetismo dei savii brâhmani; il Buddhismo al suo nascere fu passaggio da un culto degenere e insufficiente a una convinzione morale, che la vita e le sue gioie non bastano a soddisfare i desiderii del cuore e della mente; e che la via della virtù è la sola che mena alla salute e alla distruzione del dolore.2

L’idea, su cui riposa la primitiva religione buddhica, che la vita sia tutt’altro che una sequela di gioie e di piaceri, non è certo uscita soltanto dalla mente di Çâkyamuni; ma esprime un sentimento che ognuno prova, più o meno


  1. Wheeler, The History of India, t. iii, p. 99-100
  2. Beal, A Catena of Buddh. Script, p. 145.