Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/230

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parte prima 159


Quale è la causa della trasmigrazione? Per qual ragione soggiacciono gli esseri a questa legge ineluttabile, alla quale sono dannati? — Perchè gli esseri sono impuri e ripieni di peccato, rispondono le scritture Buddhiche. — E da dove è venuto in essi il peccato? — L’uomo, dicono esse scritture, da che apparve su questa terra, lasciossi guidar dai suoi desiderii, e corse dietro al piacere; così che accese in sè stesso le cattive passioni, la concupiscenza, l’odio, l’avarizia, e cadde in ogni specie di sensualità, e fece il male. — Ma come fu egli possibile? Come potevano gli uomini immergersi nella sensualità e nel peccato, senza che essi non vi fossero proclivi? — Tutte le creature hanno una tale inclinazione, rispondono i buddhisti, la quale viene dal peccato che hanno in sè stesse, non ancora estinto, e che portano seco nel mondo dove elle nascono. Il peccato, nel mondo presente, è la conseguenza, la continuazione del peccato che viene da un mondo anteriore, e così via all’infinito.1 Non domandiamo però da dove venne il primo peccato, e qual fu. Le scritture buddhiche non ne dicono assolutamente nulla. Esse trasportano questo peccato originale, sempre respingendolo nel più remoto passato, nel più lontano dei mondi che precedettero il mondo presente; ma dove e perchè fu commesso, tacciono. E se anche avessero risposto, a modo d’esempio, che l’uomo è condannato alla trasmigrazione, perchè al principiare dei secoli disubbidì a un comando di Dio, sarebbe sempre rimasto a sapersi per qual ragione disubbidì.

Un’altra domanda ci verrà fatto di dirigere ai Buddhisti. L’uomo condannato a questa serie di rinascimenti, sa egli, alla sua morte, il destino che lo attende? Può


  1. Koeppen, p. 289.

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