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206 | parte prima |
che è la più antica opera del codice; e anche parecchi antichi Sûtra parlano della necessità di essere imparati a mente: inoltre non devesi dimenticare, che i primi apostoli della religione erano chiamati Çrâvaka, che vuol dire uditori (Wassiljew, p. 19).
Il Wassiljew (p. 47) dice, che non si trova menzione di sacra letteratura scritta piú innanzi di Mahâpadma, che regnava a Pâtaliputra intorno il V secolo dopo il Buddha. In questo tempo, secondo il Târanâtha (cap. xi), vennero scritti da Vararuci molti Vibhâshâ, per essere distribuiti ai predicatori della Legge. E lo stesso Târanâtha dice in altro luogo (cap. xii), che i Vinaya, i Sûtra e gli Abhidharma non furono trascritti che durante il terzo concilio (quello tenuto dal re Kanishka). — Pel codice Pali, che si conserva nel Ceylon, gli autori sostengono che non fu conosciuto sotto forma scritta, se non nell’ultimo secolo dell’èra nostra (Mahâvança, cap. xxxiii; e Sâra sangraha cit. in Hardy, Theor. and Leg. p. 492).
A queste affermazioni assolute degli scrittori buddhici noi non possiamo opporre nessuna ragione; imperocchè sembra naturale, che se essi avessero avuto certezza del fatto importantissimo di una antica compilazione scritta del loro canone, l’avrebbero vantata come cosa, che tornava in gran vantaggio e onore della loro religione. Non negherò dunque addirittura, che, la legge del Buddha, per circa quattrocento anni, fosse tramandata ai posteri, affidata alla debole e inefficace memoria degli uomini; ma non posso lasciar di notare, che non poche ragioni farebbero pur nascere il dubbio, che questa credenza degli, autori indigeni, più che sul fatto vero, riposasse sull’idea, che essi avrebbero avuta, di vantare la eccellenza e l’importanza dei loro sacerdoti, facendoli i soli, necessarii conservatori del prezioso deposito della dottrina religiosa. — È noto che la scrittura era adoperata nell’India sin dalla prima età del Buddhismo; e lo provano le numerose iscrizioni del re Açôka, delle quali si è fatto parola nel cap. iv. È noto pure che Kaccâyana (Kâtyâyana), che si fa passare per discepolo del Buddha, è il fondatore della grammatica Pali,