Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/33

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xxviii introduzione

i loro insegnamenti tenuti come un codice infallibile di morale, e i loro fatti raccomandati come guida costante agli altri sovrani, che a volta a volta salirono al trono dell’Impero di mezzo. Imperocchè si teneva per certo, che solamente operando e governando come gli antichi, si dovesse assicurare la prosperità e la durata della nazione. In siffatto modo si costituirono le prime dinastie di quella monarchia feudale, che credeva al suo avvenire, a condizione di non spezzare gli anelli della catena che la legavano al passato. — Ma già fin dal principio dei regni dinastici dei successori di Yu sembra si sia modificato il carattere morale dei re e dei grandi che facevan loro corteggio: e tutto fa prevedere nel leggere le storie cinesi, che s’arriverà a un tempo, in cui gl’insegnamenti di que’ saggi sovrani dell’antichità saranno dimenticati; e si renderà palese la necessità d’un uomo di forte ingegno e di cuore, capace di ricondurre i traviati sul retto sentiero. Ecco come uno scrittore della Cina, che siede sovrano tra altri grandi filosofi e moralisti di quel paese, narra in brevi parole quella parte di storia che ci deve condurre a’ tempi di Confucio; e che è necessario conoscere, per farsi un giusto concetto dell’ufficio che egli prese a compiere.

«Lunghi anni trascorsero da che primamente si destò nel mondo la vita degli uomini: vi ebbero tempi di ordine, v’ebbero tempi di con-