Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/469

Da Wikisource.
392 parte seconda

niche, che non s’addirebbe all’indole degl’insegnamenti de’ primi savii. Il Buddhismo e il Taoismo avrebbero, al dir d’alcuni, spinto verso tal degeneramento: e specialmente il primo, per la sua propensione a escluder Dio dall’opera creatrice dell’Universo. Daniele Bartoli parla di questi siffatti filosofi con le seguenti parole: «Convien dunque sapere, che nell’Imperio della famiglia Sum, che regnò l’ultima avanti il cader che poi fece la Cina in signoria de’ Tartari, vinta a forza d’armi, sono ora intorno di quattrocentocinquanta anni, si formò una nuova Accademia o sètta di letterati traenti diritto all’Ateismo. Perciò ostinatamente negarono tutti gli Spiriti e buoni e rei, e la vita immortale dell’anima: e quanto alle antichissime loro scritture, le quali avevano testi troppo evidenti in dichiarazione d’esservi Iddio, e Angioli, e Demonii, perciocchè i loro avversarj allegandoli gli strozzavano, trovarono essi maniera di svilupparsene, interpretandoli a mistero di pura filosofia naturale. Per tanto Sciantì e Tienciù altro non essere che la pura aria celeste, per cui qua giù discendono le influenze, sotto nome di buoni Angioli le benefiche, e di rei Demoni le maligne. Altri essere la materia che noi chiamiamo prima, da sè indifferente a trasformarsi in tutto. Altri, un principio universale agente, e motore delle cause particolari, colle quali egli, che in sè ha virtualmente la natura d’ogni essere e d’ogni forma, concorre ad ogni nuovo producimento. E così altri, ognuno di capriccio, diversamente; se non che tutti in un medesimo accordo di sterminare via dal mondo ogni sustanza immateriale, e ridurre gli spiriti a corpo. E affinchè con essi la gloria, in cui sola studiavano, non morisse, aspirando al fastoso titolo d’inventori e maestri d’una non più pensata filosofia, ne composero e