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Pagina:Il Buddha, Confucio e Lao-Tse.djvu/475

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398 parte seconda

condità di tanti cantori, che s’ispiravano, più che ad altro, alla bellezza della natura, e a’ piaceri del vino.

È però da notare che in questo tempo, in sul cominciare del secolo x d. C., l’arte della stampa ebbe in Cina un grandissimo incremento. Le storie cinesi ci serbano memoria d’un decreto di Wén-ti, fondatore della dinastia dei Sui (593 d. C.), col quale si ordina di raccogliere tutti i disegni e i testi inediti, e inciderli su tavolette di legno, per renderli pubblici: ciò che prova che il modo di stampare era già stato trovato molto prima; ma sotto i Thang soltanto se ne fece più comune l’uso: anzi durante il regno dell’ultimo di que’ sovrani (906 d. C.) s’incominciò anche ad adoprare la litografia, per dare in luce le opere letterarie.

A quegli ozii beati successero tempi di nuova attività intellettuate pei dotti della scuola classica. Il Confucianesimo, da Mencio fino all’xi secolo d. C. non aveva fatto un passo; e se noi abbiam contati quattro periodi nella storia generale della cultura e della civiltà cinese, la storia del Confucianesimo non ne ha veramente che due: il primo che va da Confucio fino alla dinastia de’ Sung, il secondo, che principia con essa. «Caduta la dinastia de’ Ceu», dice la Introduzione al Thai-ki-thu-shuo, il


    trina di Confucio, volle esporre una sua teoria intorno all’umana natura: teoria che si allontanava dall’opinione ortodossa, e con la quale tentava di metter d’accordo le idee di Mencio e quelle di Siun-tse. Secondo Han Wén-kung, gli uomini si possono dividere in tre classi: quegli che hanno un’innata bontà da lor natura; quegli che nascono con natura perversa; e quegli che non l’hanno nè buona nè cattiva, ma si conformano all’educazione che essi ricevono. Questa teoria ebbe molti seguaci, e durò fino a che Cu-hsi co’ suoi scritti non rimesse in vigore la pura dottrina degli antichi savii.