Pagina:Il Canzoniere di Matteo Bandello.djvu/138

Da Wikisource.

Il Canzoniere 135

     Che già sentisti la divina tromba,
     11Cantante Enea, con suon sonoro, e sacro.
E tu fra l’altre più lodata tomba,
     L’alte cui lodi son famose e conte,
     14Quest’edra, e quest’alloro i’ ti consacro.


V. 2. Marone, Virgilio Marone.

V. 3. Cirra ed Elicona sono i due gioghi del monte Parnaso, l’uno sacro alle Muse; l’altro ad Apollo.

V. 7. Mai fu superiore adunque anche ad Omero; cfr. Dante che vanta Virgilio: «... degli altri poeti onore e lume», Inf., I, 82.

V. 8. Sublime, per altezza d’inspirazione; dotto per erudizione; dolce per soavità d’eloquio e delicatezza di sensi; intero in ogni parte, compiuto, anzi perfetto.

V. 11. Enea è nell’Eneide cantato con possente inspirazione eroica e con sacra religione di patria; egli è il «pius Æneas».

V. 13. Conte nel senso usato da Dante di cognite, conosciute, Inf., III, 76.


LXXXIII.

A Napoli e dintorni. La fama è effimera se non raccomandata al canto dei poeti; concetto espresso più volte.


In questo seno di Pozzuolo e Cume,
     E dove Baie fur così nomate,
     Quant’alme, quante stanze già son state,
     4Ch’ebber di fama glorioso lume!
Il tempo fa che ’l tutto si consume,
     Le vite e ancor le cose inanimate;
     Resta la fama e bene spesse fiate
     8Chi non l’aìta ha di morir costume.
Che val teatri far, alzar colossi,
     Forar i monti e porre al mar il freno,
     11E soggiogar paesi e spander l’oro?