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160 Matteo Bandello

     Di quanto in cor m’inspiri,
     E pingi d’ora in ora,
     25Che se dimostro fora
     Fosse come colà, u’ tu l’informe,
     Giammai più belle forme
     Non fur dipinte, nè sì bei desiri;
     Che ciò che ’n petto i’ celo
     30È cosa d’allegrar la terra e ’l cielo.
E se dinanzi a quella,
     A quell’Amor, che sola
     M’arde ed agghiaccia non mi lasci dire,
     (Che l’una e l’altra stella
     35Così ’l poter m’invola
     Ch’ivi tremando resto senz’ardire)
     Lasciami almen scoprire
     A queste limpid’acque
     Parte di quel, che ’n petto
     40Con sommo mio diletto
     Di nove ognor dolcezze l’alma ingombra,
     E for di quella sgombra
     Ciò che tu sai ch’a lei mai sempre spiacque.
     E fa che in modo i’ dica,
     45Che ’n lode torni all’alta mia nemica.
Tranquillo e altiero fiume,
     Che da Benaco prendi
     Queste bell’acque, e queste picciol’onde,
     Prima ch’io mi consumi
     50Odi, ti prego, e attendi
     L’alte mie voglie a null’altre seconde.
     Che ciò che l’alma asconde
     Pensier sì fatto move
     Ch’ognor la Donna nostra
     55Leggiadra le dimostra,