Pagina:Il Canzoniere di Matteo Bandello.djvu/21

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20 Introduzione

dell’innamorato gli encomii iperbolici per le bellezze di lei, fisiche e morali: l’elogio degli occhi, sopratutto, costituisce uno dei motivi fondamentali di questa raccolta, e si trasforma in apoteosi nelle Tre Canzoni degli Occhi, poemetto in tre canti quasi indipendente dal resto, fatto a imagine e somiglianza delle tre omonime canzoni del Petrarca. Le compagne della Mencia si volgono ad essa, come per attingerne luce, quali minori astri al sole: e questo, fiammeggiando, incendia l’animo del poeta, gli signoreggia l’intelletto. Ma la Mencia, amata, non riama. Amore, invano, la prende di mira con le sue frecce: ella, altera e disdegnosa, lo disarma, lo deride. E il poeta — che talvolta con abile appiglio, tal altra senza motivo apparente trapassa a rime sacre — invocata la Vergine a soccorso dei traviamenti umani, esalta con fervore la Madre del Figliuol di Dio. Poi la breve parentesi ascetica si chiude, per riaprirsi altre volte, via via, in lode di Maria Maddalena e del redentore del mondo, di Cristo crocifisso, di Cristo risorto.

A sonetti, a canzoni di elevazione morale altri e altre ne seguono con ballate, madrigali e sestine di amoroso struggimento per la donna vagheggiata. Se costei fosse vissuta nell’età augustea, Virgilio avrebbe negletto Enea per cantarla. Oggi salirebbe in gran fama colui che fosse in grado di celebrarla nel verso in modo degno. Ella è spiritual guida: i suoi occhi mostrano, a chi li mira, la via dì «gire al Cielo». Affascinato da questi suoi gaudiosi occhi sereni, il Bandello sospira e si duole per le di lei repulse, per le di lei derisioni. E il poeta che ne invocò l’amore e in seguito soltanto più la benevolenza, da ultimo si mostrerebbe pago anche della di lei pietà.