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324 Matteo Bandello

Come conobbe il fiero caso quella,
     Al suo Signor piangendo si rivolse
     E quanto puote sovra quel si dolse
     8Chiamando il ciel iniquo ed ogni stella.
Veggendol poi la vita, ohimè, finire,
     Più di lui morta, a pena disse: — O Dio,
     11Dammi ch’io possa il mio signor seguire.
Questo sol prego, cerco e sol desìo,
     Ch'ovunque ei vada io possa seco gire. —
     14E ciò dicendo alor di duol morìo.


V. 1. Credea, ma così non era. Giulietta per consiglio di frate Lorenzo aveva bevuto cert’acqua, con dentro una «minutissima polvere che era di meravigliosa vertù» per cui «faceva dormire chi bevuta l’avesse e sì gli stordiva gli spiriti e di maniera l’acconciava, che non c’era medico per eccellentissimo che fosse e ben pratico che non giudicasse colui esser morto» (p. 391).

V. 2. Morta fosse, per cui «Cominciò Romeo varie cose tra sè pensando, a lasciarsi vincer da le sue acerbe passioni e dar luogo ai malvagi e disperati pensieri, e deliberò poi che la sua cara Giulietta era morta, non voler a modo veruno più vivere» (p. 400).

V. 3. In grembo a lei, infatti recatosi alla tomba dove ella giaceva in attesa del risveglio, e scoperchiatala, «presa Giulietta in braccio e quella di continovo basciando, attendeva la vicina ed inevitabil morte» (p. 403).

V. 4. L'acqua «del serpe» aveva, a sua volta, bevuto Romeo. Preso seco «un’ampolletta piena d’acqua velenosissima» (p. 401) e recatosi alla di lei tomba, come «vide la carissima moglie che invero pareva morta» egli «l’acqua del veleno che dentro v’era postasi a la bocca, tutta in un sorso mandò giù per la gola». Al suo servo sopraggiunto, narra: «portai meco “l’acqua del serpe„ che sai che in meno di un’ora ammazza l’uomo e quella ho bevuta lietamente e volentieri per restar morto qui a canto a quella che in vita tanto amai... Vedi l’ampolla ove era dentro l’acqua, che se ti ricordi, ci diede in Mantova quello spoletino che aveva quegli aspidi vivi ed altri serpenti» (p. 402).

V. 5. Quella, cioè Giulietta ridestatasi riconosce Romeo se n’allegra, ma s’addolora nell’udire ch’egli è presso a morire: «Giulietta fieramente del loro infortunio si querelava e chiamava il cielo e le stelle con tutti gli elementi crudelissimi» (p. 404).

V. 7. Si dolse, e «poi che senza fine si dolse, a Romeo disse: — Dapoi che a Dio non è piaciuto che insieme viviamo, piacciagli almeno che io qui con voi resti sepolta» (p. 405).