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90 | Matteo Bandello |
XXXV.
Elogio della primavera che torna. Tutto il sonetto prepara l’ultimo verso, dove è espresso l’affanno d’amore del poeta.
Dal nostro clima, come ’l ciel dispone
Il verno si diparte, e perde il regno,
E per li campi già si mostra il segno
Di più temprata e florida stagione. 4
Apollo si dilunga dal Montone
Sferzando i suoi corsier per far disegno
D’un vago April col Toro, ed ogni legno
Spiega di fior, e frondi le corone. 8
Con Zefiro gentil s’accampa Flora,
E rende a nostra madre i tolti onori,
Ed agli augelli il lor soave canto. 11
Escon le fere delle grotte fora,
Scherzan le Ninfe, e cantan lor amori:
Sol io m’abbrucio e mi consumo in pianto. 14
V. 5. Montone, segno dello Zodiaco, Ariete. Febo Apollo, e cioè il sole si allontana, esce da detta costellazione, che come quella successiva del Toro designa la primavera.
V. 7. Legno, albero.
V. 8. Le corone, le ghirlande dei fiori e delle fronde.
V. 9. Flora, antichissima deità italica dea dei fiori, della fioritura, delle api, dell’agricoltura, ecc., e perfino della giovinezza. Pone campo Flora e instaura il suo regno nelle campagne col venticello Zefiro, il Favonius dei Latini, che lo adoravano come propizio.
V. 10. A nostra madre, terra, rende gli onori che le tolse l’inverno quando vi pose, a sua volta il suo regno.
V. 14. Sol io, ecco il contrasto, che, dal fin qui detto, acquista efficacia.