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56 il catilinario

appoco1 crebbe, allora uccideano così li buoni come li rei, e gli altri spaventavano, mettendo loro paura: e così la città, recata e sottomessa in dura servitù, della stolta letizia sostenne gravi pene. Nel nostro tempo Silla, essendo vincitore, quando egli fece scannare Damasippo e gli altri suoi simiglianti, li quali erano cresciuti per lo male della repubblica, chi era che non lodasse quel fatto? Uomini d’ogni reità pieni, ordinatori di male, li quali per loro romori avevano commosso la repubblica, giustamente diceano ch’erano stati morti. Ma quel fatto fu loro cominciamento di gran male: chè, siccome era alcuno, che desiderasse casa2, o la villa o il vaso o la roba dell’altro, procacciava che quel cotale fosse nel numero de’ proscritti (a)3. E così coloro, a’ quali la morte di Damasippo avea fatto letizia, poco poi eglino erano a condannagione4 e a morte menati e tratti: nè fu fine all’uccisione fin a tanto che Silla non ebbe tutti i suoi di riccliezze pieni. Cotali cose non temo io in Marco Tullio, nè in questi temporali5: ma nella gran città sono molti e svariati ingegnamenti6. Un altro tempo, essendo un altro consolo, in cui potestà anche sia l’oste, potrassi alcuna falsità per verità credere; e, poichè per questo esemplo il consolo avrà tratta fuori la spada, chi gli porrà fine, o chi gli darà temperamento? Li nostri maggiori, o Padri conscritti, non aveano difetto di consiglio nè ancora d’ardire; nè non gl’impacciava la superbia ch’egli si sdegnassono di seguire gli altrui statuti, se buoni e giusti erano. Modo d’arme e di lance cavalleresche presono da’ Sanniti (b)7; de’ modi della dignità e degli officii molti ne presono da’ Toscani: finalmente quello che in ciascuno luogo, appresso li loro compagni ovvero appresso li loro nemici, parea che fosse di buono, con sommo studio nella loro città lo recavano e metteano in opera: seguir voleano piuttosto li buoni, che aver loro invidia. E in quel medesimo temporale, seguitando l’usanza de’ Greci, flagellando8 puniauo loro cittadini; e degli condennatissimi di reità prendeano vendetta di sommo tormento (c)9. Ma, poichè la repub-

  1. appoco appoco) Meglio oggi a poco a poco
  2. desiderasse casa) L’articolo a casa è stato, secondo osserva il Belli, probabilmente soppresso dalla sbadalaggine de’ copisti.
  3. (cioè condannati in tutto il suo ).
  4. condannagione è voce antica, ed oggi si ha a dire condanna.
  5. temporale sust. fu anticamente detto in luogo di tempo, siccome in questo luogo. Nondimeno questa voce si adopera pur oggi sustantivamente, ma solo in sentimento di procella, tempesta, burrasca, come appresso di noi Napoletani. Così il Guicciardini, Stor.: Levatosi un temporale gagliardo, conquassò in modo l’armata, che la nave Grimalda... andò a troverso.
  6. ma nella gran città sono molti e svariati ingegnamenti) Ingegnamento è diffinito nel Vocabolario della Crusca astuzia, sagacità, industria. Se non che a noi pare che non abbia qui frate Bartolorameo questa voce adoperata in questo sentimento, e piuttosto, traducendo il latino ingenium, che punto non ha la significazione di astuzia, sagacità, nè in questo luogo potrebbe averla, ha egli usato ingegnamento in luogo di ingegno, che pur alla latina si adoperò per indole, natura, che e il significato che ha e si può dare in questo luogo alla parola ingenium. E così ancora lo stesso frate Barlolommeo nel Giugurtino, traducendo anche simigliante parola, disse: Era un uomo di pacifico stato, e non da battaglia, nè d’ingegnamento malizioso: dove è chiaro che ingegnamento non altro può significare che indole o natura; e male è stato riportato questo esempio dalla Crusca a rifermare il significato di astuzia, sagacità, che dà solo a questa voce.
  7. (cioè da una città, ch’era presso al luogo là dove è Benevento).
  8. flagellando, ballendo con verghe.
  9. (cioè di morte ).