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102 il giugurtino

CAPITOLO XXVIII.

Come Albino consolo andò in Affrica; a come ritornò a Roma, lasciando in suo luogo Aulo suo fratello.

In questo Albino, rinnovala la guerra, apparecchiò tutto fornimento che bisognava, e avacciava di portare in Affrica: e sì tosto andò là egli medesimo, acciocché anzi il tempo della elezione degli altri consoli, il quale non era molto di lungi, egli potesse compiere la guerra o per forza d’arme, o per arrendimento di Giugurta, o in qualunque altro modo. Ma tutto il contrario facea Giugurta: prolungava tutte cose, e, ora in un modo, ora in un altro, trovava cagione d’indugio. Ora promettea di rendersi, e poi infignea di temere; dava luogo all’assalto e all’affrettamento del consolo, e poco poi, acciocché gli suoi non diffidassono, assalia e contraslava egli: e così ora per dimoranza e indugio di guerra, ora di pace, ingannava e beffava il consolo. E furono allora alcuni, che credettono che Albino sapesse, e trattato avesse col re cotal consiglio; e non poteano ben credere che di tanta fretta così leggermente fosse tanto indugiato per pigrizia1, anzi pensavano che fosse per tradimento e per inganno. Ma, poiché, andato via’1 tempo, s’approssimava il dì della elezione, Albino lasciò Aulo suo fratello per pretore e signore dell’oste, e vennesene a Roma. E in quel tempo a Roma, per le discordie degli tribuni,era grande e crudele briga: chè P. Lucullo e Lucio Annio tribuni briga^no di rimanere nell’officio, contrastanti loro gli altri loro compagni2 a quell’officio medesimo: la quale discordia impedia le elezioni di tutto Tanno. Per questo cotale indugio Aulo, il quale, siccome dicemmo di sopra, era lasciato per pretore nell’oste, addutto in isperanza3o di finire la guerra, o di guadagnare danari di Giugurta per paura dell’oste, nel mese di gennajo chiamò e raguuò i militi de’ luoghi ove erano a vernare4 e fecegli essere apparecchiati; e per grandi e faticosi viaggi e aspro verno venne «1 Ila città di Sutul, dov’erano i tesori del re. La quale, avvegnaché per la crudeltà del tempo5 e per l’acconcio6 del luogo non si poteva nè

    oggi si adopererebbe meglio per agevole a vendersi, facile a trovarsi a comperare.

  1. di tanta fretta ... fosse tanto indugiato ec. ) Primamente si noli quel di, che sta in luogo di da; e pì>Ì il verbo indugiare 9 rhe qui e adoperato assolutamente, e si usa ancora come att.*e neut. pass.
  2. contrastanti loro gli altri loro compagni) 1 nostri antichi spesso usavano il participio presente alla maniera latina; ma oggi si usa in iscambio il geru dio, quantunque si possa pure talvolta adoperare il participio, ma questo si ha solo a fare da chi è ben pratico dell’arte dello scrivere.
  3. addutto in isperanza ) Addutto è antica uscita del participio del verbo addurre, ed oggi è da usare addotto: ed addutto in isperanza qui sta per indotto in isperanza.
  4. vernare vale propriamente dimorare il verno in alcun luogo: e dicesi anche svernare.
  5. per la crudeltà del tempo ) Crudeltà qui è adoperato figuratamente per crudezza, asprezza e ci par bella metafora.
  6. acconcio, quando è sustantivo, significa comodo, pro} utile, ed ancora destro, occasione, come fu avanti avvertii*; ma qui sta per sito ^opportuno, situazione vantaggiosa; ed io questo sentimento fu aggiunto dal Cesari al Vocabolario con questo esempio.