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Fu nell’anno 1027 che l'Imperatore Corrado il Salico, allora in Brescia, donava alla Chiesa di S. Vigilio di Trento, e perciò ad Udalrico vescovo di quella ed a suoi successori la Contea di Trento con tutte le sue pertinenze e ragioni nella forma in cui era prima tenuta a titolo di beneficio da Duchi, Marchesi e Conti, eccettuatane solo quella parte che nella Valle Sugana si estende dalla chiesa di S. Desiderio sino al fiume Cismone, stata già prima concessa alla chiesa di Feltre.

Il documento è firmato da Udalrico cancelliere in nome di Arbone arcivescovo di Colonia. Ma l'arcivescovo di Colonia era lo arcicancelliere per l’Italia; quindi è provato diplomaticamente che la Contea di Trento si riteneva fare parte d’Italia e non di Germania.

Prima di discorrere più oltre di quest’atto imperiale, volgiamo uno sguardo sulla condizione nazionale e politica del nostro paese nei secoli che precedettero.

Le nostre Alpi appartenevano alle retiche, e Reti erano gli antichi popoli che le abitavano, i quali a settentrione confinavano coi Vindelici, il cui paese era anche seconda Rezia appellato, perchè probabilmente quelle genti non alla schiatta germanica, ma alla retica erano affini. Certo si è che i Reti come è dimostrato dalle iscrizioni scoperte nelle valli collocate sovr'ambi i versanti del Pirrene (Brennero) appartenevano ad una o ad altra delle razze italiche e parlavano favella omogenea o consona ad esse, della quale abbiamo antichissimi testimoni nel romanico dei Grigioni e nel CadinoFonte/commento: Pagina:Il Ducato di Trento nei secoli XI e XII.djvu/10 di Badia, valli, che, per l’alpestre situazione, poterono resistere ali'invasione delle genti germaniche. E che popolo italo fosse, possiamo dimostrare eziandio con altri argomenti. Nei primi secoli del cristianesimo i fedeli qui dimoranti erano tutti aggre-


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