Pagina:Il Governo Pontificio o la Quistione Romana Di Edmond About.djvu/101

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Che cosa hanno a pensare i Romani della nostra diplomazia, allorchè veggiono uno de’ più inframmettenti valletti della società pontificia impadronirsi della cancelleria dell’ambasciata francese? Cotest’uomo s’appella Lasagni; egli è per mestiere avvocato concistoriale; e noi paghiamolo per essere ingannati. È conosciuto per un nero, ciò vuol dire, per un reazionario fanatico. I secretarii dell’ambasciata lo spregiano, gli dan del tu, gli dicono che mente, e pur l’ascoltano. Ei sorride, incurva la schiena, intasca danaro, e si fa beffe di noi. Fa pure a fidanza, valente Lasagni; nel secolo passato forse il bastone ti avrebbe rotto i sogni: ma le son cose viete ora...!


CAPITOLO IX


Il potere temporale del Papa è assoluto.


Il consigliere di Brosses, il quale non ne voleva al Papa, scrisse nel 1740:

«Il governo papale, sebbene sia in fatto il peggiore di Europa, è però il più dolce.»

Il conte di Tournon, uom dabbene, abile economista, conservatore di tutti i poteri esistenti e giudice favorevolmente prevenuto per i Papi, diceva nel 1832:

«Dalla concentrazione dei poteri di Pontefice, di vescovo e di sovrano, nasce naturalmente la più assoluta autorità sulle cose temporali; ma l’esercizio di questa autorità