Pagina:Il Governo Pontificio o la Quistione Romana Di Edmond About.djvu/16

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di uno spicchio e mezzo, è facile invanire della partecipanza alla pontificale infallibilità.

«Che cotesti servi di un Dio, nel quale dolcezza e severità sono medesimamente al superlativo, abusano dell’una e dell’altra; e indulgentissimi per gli uomini di poca levatura, per gli amici loro e soprattutto per sè stessi, sono come la campana del bargello che non suona se non a vitupero contro chi sorge contro al potere; e smenticano anzi il fellone il quale uccide a ghiado il prossimo, che il poco accorto che leva la voce contro gli abusi.

«Che il Papa e i preti che gli fan corona, nulla conoscendosi di conti, male governano la finanza; che l’amministrazione balorda o predatoria delle comuni ricchezze poteva portarsi in pace dugento anni addietro, allorquando centrentanove milioni di ortodossi sopperivano le spese del culto e della corte; ma che ora è mestieri, fatti scorti dall’esperienza, prenderne pensiero, sendochè tre milioni ceoventiquattromila seicensessantotto uomini denno quello che già tutto il mondo cattolico provvedeva.

«Che eglino non lamentano la gravezza delle imposizioni, sendo quest’uso passato in costume universale; ma che ben si terrebbero paghi se la terrestre loro pecunia in cose di questa terra vedessero impiegata. Le basiliche, le chiese, i conventi edificati o mantenuti a spese loro ne giocondano la vista come cattolici, ma ne attoscano il cuore come