Pagina:Il Governo Pontificio o la Quistione Romana Di Edmond About.djvu/219

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Ma un terzo dell’imposta riman nelle mani degl’impiegati che la esigono: incredibil cosa, e pur verissima. Le spese di riscossione che in Inghilterra importano 8 per centinaio, in Francia 14, in Piemonte 16, negli Stati Romani 31 per ogni cento!

Se vi sorprende uno sciupinio che obbliga le popolazioni a pagar 100 lire perché il tesoro ne incassi 69, eccovi un fatto calzante che ve ne sarà persuaso.

L’anno scorso la carica di ricevitor municipale nella città di Bologna fu messa all’incanto. Un candidato onorevole e solvibile chiedeva per far l’esigenze 1 1|2 per cento: il Governo preferì il conte Cesare Mattei, camerier secreto del Papa, il quale volle 2 per ogni cento. Cotesto favoruzzo in pro di un servitor fedele del potere aumenta di 20,000 lire all’anno i pesi comunali della città.

Quello che delle imposte rimane, dopo il prelevamento del terzo, è versato nelle mani del Papa, il quale ne dispone cosi:

25 milioni vanno per gli interessi di un debito cotidianamente crescente, contratto dai preti e per i preti, aumentato mercè la pessima amministrazione de’ preti, e messo nel passivo della nazione.

10 milioni vengono divorati da un esercito inutile di cui il solo compito, fino ad oggi, è di presentare le armi ai cardinali, e di accompagnare le processioni.

3 milioni sono consecrati alla manutenzione e sorveglianza degli stabilimenti di somma necessità ad un potere sfatato ed impopolare; io dico le carceri d’ogni risma.