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III.
Invettiva di Firdusi contro Mahmûd.
D’alcun non hai, temi di Dio, chè molti
Fûr pria di te monarchi e regnatori
Che avean corona e potestà nel mondo.
5Eran di te per genti e per tesori,
Per sovrano poter, per regal seggio
E corona di prenci, assai più grandi,
Nè fean opre giammai che di giustizia
Non fossero e di pregio, e ad opre abiette
10Ed a nequizia non volgeansi mai;
Ma giustizia rendeano a’ lor soggetti,
Solo adorando Iddio, nè per la terra
Altro a cercar che un illibato nome
Ivano intenti, e del cercar quel nome
15Bello e lieto era il frutto. I re che all’oro
Tengonsi avvinti, d’uom sapiente agli occhi
Mostransi abietti e vili. — Or tu, se in terra
Hai di monarca potestà, Che vale,
Che val, dirai, tanto clamor, tal grido
20Audace e stolto? — Oh! tu non sai l’ardente
Anima mia, nè pensi al ferro mio
Che sangue sparge! — Empio m’appelli, a falsa
Religïon devoto? — Io no! Leone
Bieco son io, se tu zeba m’appelli!
25 «Questo inetto cantor, la stolta gente
Così dicea, me me vituperando,
Invecchiò nell’amor ch’egli consacra
Al Profeta e ad Alì». — Quei che nel core
Odio nasconde per Alì, nel mondo