Tutta vid’io dissolversi la cara
Speranza del mio cor, qual nebbia al vento. 105 Eppur, gran tempo qui penai, nel mondo
Sì tristo e gramo, e d’un tesoro il frutto
Sperai dell’opra al fin. Fûr trentamila
E trentamila i distici sonanti,
Copia infinita, ond’io fiere tenzoni 110Già descrissi e battaglie e dardi e ferri,
Lacci con archi flessuosi e attorti,
Clave nodose e brandi acuti e arnesi,
Elmi e gualdrappe, e il mar profondo e l’ampia
Campagna e il suol deserto e le scorrenti 115Acque dei fiumi. Favellai di agresti
Belve, di lupi e di leoni in giostra,
D’elefanti, di dèmoni e di pardi,
Di draghi e mostri dell’immenso mare,
Dei dèmoni gl’incanti e le malìe 120Dei Devi e lo stridir che alzano al cielo.
Parlai d’uomini in guerra illustri e forti,
D’antichi eroi, gagliardi entro la pugna,
E i prenci tutti ricordai che nome
Hanno e gloria ed onor dai prischi tempi. 125Tur e Salm e Afrasyâb sono tra questi
E Fredûn, re possente, e quel malvagio Dahâk, ribelle a Dio, Kobâd illustre, Sam con Ghershaspe e Nerimân gagliardo,
Gran vassalli del regno, e in questa terra 130Per sovrana virtù forti e possenti. Hoshêng e Tahmurâs, colui che i Devi
Un giorno incatenò, son di tal schiera
Con Gemshîd, regnatore inclito e grande,
Con Minocîhr, con Kâvus re, col prode 135Khusrêv, adorno di regal corona,
Con Rustem battaglier, con quel famoso Isfendyâr che parea di ferro avesse
La robusta persona. E Gûderz pure