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Pagina:Il Libro dei Re, Vincenzo Bona, 1886, I.djvu/196

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Degno di re, su l’alta fronte, e disse:
     Madre, dègg’io partir, chè aspra tenzone
Mi attende, e tu lo sai. Nessuna cura,
770Fuor che dinanzi a Dio chinar la fronte,
Ti alberghi in cor. Di questa terra umile
È assai più in alto Iddio. La man solleva
A lui soltanto nella tua distretta.
     Pianse la madre a quegli accenti, e a Dio
775Così pregò nel suo dolor: Io questo
Diletto figlio mio, Signor del mondo,
Accomando a tua fè. L’opre dei tristi
Dall’alma sua lungi rattieni, e libera
Da ogni stolto mortal rendi la terra.
780     E del partir rapidamente allora
Fredùn all’opre attese; in core intanto
Alto secreto ne tenea. Ma due
Generosi egli avea cari fratelli,
Compagni suoi, d’età maggiori. Il primo
785Keyanùsh si dicea, l’altro Purmàyeh
Di lieto cor. Quel suo secreto allora
Disvelava ei così: Lieti mai sempre
Viver possiate voi, dolci fratelli,
Chè a lieta sorte volge omai quest’alto
790Cielo soltanto, e nostro serto illustre
Renduto a noi sarà. Qui m’adducete
Incliti fabbri. Essi una ferrea clava
Batter mi denno ponderosa. — Avea
Le labbra aperte, e già partìan correndo
795I due fratelli. Scesero a le piazze
De’ fabbri adusti, e qual de’ fabbri un chiaro
Nome in terra chiedea, corse bramoso
Di Fredùn all’ostello. Acuta in mano
Una sesta prendea l’inclito sire
800Rapidamente, e di sua clava tutta
La foggia lor svelò, ne disegnando
Su l’alta polve la figura in terra,