Pagina:Il Libro dei Re, Vincenzo Bona, 1886, I.djvu/23

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Il nascimento suo, molte battaglie
A mente avea di Rùstem cavaliero,
Ed io tutte dirò quante da lui
Leggende udii, mettendo le parole
L’una con l’altra.

Avvenne quindi che questo nome di dihgàn che propriamente significa borgomastro, venisse poi a significare un narratore o un raccoglitore di storie, tantochè trovasi in un autorevole vocabolario persiano, il Behàr-i-agem, l’asserzione non certo lontana dal vero che, mentre i dotti di Persia ignoravano le antiche leggende eroiche, i soli borgomastri le sapevano e gelosamente le conservavano.

Comunque sia, è cosa certa che questi borgomastri furono di valido aiuto ai principi dell’oriente dell’Iran; e sappiamo che Yakùb Ibn Lays (morto nell’879 d. C.) che fu prima calderaio come il padre suo, poi ladro, poi soldato, poi principe di quasi tutta la Persia e capo della dinastia dei Saffàridi, come fu uno dei primi che si rendesse indipendente dai Califfi di Bagdad, così fu anche il primo che facesse ricerca delle antiche leggende, continuando l’opera iniziata più anticamente dai re Sassanidi. La sua raccolta, fatta su quella di Dànishver, più sopra ricordata, ordinata dal re Yezdeghird, si sparse ben presto pel Khorassan e fu letta avidamente. Firdusi, nella introduzione al suo poema, ne parla con grandissimo favore, e rende conto del modo che Yakùb Ibn Lays tenne nel formarla, radunando da tutte le parti sacerdoti e sapienti che possedevano frammenti antichi del libro di Dànishver. Più tardi, i principi Sàmànidi che successero ai Saffàridi nel nono e nel decimo secolo,