Pagina:Il Libro dei Re, Vincenzo Bona, 1886, I.djvu/257

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1290Chè tal dote si avea, nel dì che il trasse
Dal nulla Iddio, l’orrido serpe. Intanto,
Se tua voglia è cotal, per la partenza
Ogni cosa tu appresta, e va, ti prendi
Nel tuo vïaggio eletto stuol di prodi
1295Armigeri fedeli. Io su regale
Foglio del mio dolor visibil segno
Darò, scrivendo a que’ lontani, e loro
Quel foglio invïerò. Così potessi
Qui rivederti salvo e illeso! Ha luce
1300Questo mio spirto nel tuo dolce aspetto.
     D’occidente al signor, di Cina al prence,
Un foglio scrisse il re dell’ampia terra
In questi detti: Per consigli e prieghi,
Ecco, vien questo foglio a que’ due soli
1305Che alto splendono in seggio, ambo assennati,
Ambo guerrieri, di lontane terre
Possenti regnator, che in mezzo ai prenci
Qual suggello regal di fulgid’oro
Son veramente. E vien da lui che molte
1310Cose vide nel mondo e della terra
Tutti gli arcani perscrutò, che un giorno
E la clava possente e il brando acuto
Già trattò per sua gloria e fe’ più splendida
La corona del re, lui che la notte
1315Tramuta in chiaro giorno, e oltre la speme
Suoi tesori dischiude. Ogni più grave
Affanno per lui sol si fea leggiero
Sull’ampia terra, e su la terra tutte
Volgonsi a lui compunte e riverenti
1320De’ mortali le stirpi. Io son quel desso,
Nè da voi chieggo già fulgidi serti
Per me, non seggio, non possenti schiere,
Non ricolmo tesor, ma solo io questo
Prego che nasca in voi desìo di pace,
1325Amor nasca tra voi, da che qui in terra