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Se cinquantasette anni in altro lato
Dormì’l buon Epimenide in quiete,
Quivi non penso fusse anco svegliato,
3388Tanto di sonno gli haria fatto sete
Quel mormorar dell’acque, ch’è si grato,
Che tende a gli occhi un’invisibil rete,
Qual come alle palpebre alquanto attiensi,
3392Sopisce l’intelletto, il core, e i sensi.
Havendo hor visto il superbo giardino
Passammo via per una porta bella
Fin che arrivammo ove d’ogni buon vino
3396Ha’l sito suo l’amenissima cella,
Ch’in piu rampolli il bel liquor divino
Per questa botte distilla, e per quella
Di modo, c’havendo io quel giorno’l core
3400Scaldato gli amorzai ogni calore.
Dinanzi alla cantina è posto affronte
Un Refettorio eccellente, e decoro:
Ove discende d’un propinquo monte
3404Con sottil arte, e pregiato lavoro
Un chiaro, fresco, ameno, e nobil fonte
Da guazzar i cristalli, e vasi d’oro,
In cui’l dolce liquor si tira, e mesce
3408Quando spumante dalle gran botti esce.