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nuo maneggio: perche ritrovandomi io nella contemplatione di quel nobile et artificioso Palazzo del corpo humano, che per brevissima habitatione dell’animo intellettuale fu edificato dalla divina, e sagacissima architettrice Natura; mentre che il gran Monarca de i Cieli l’adornava di tanta virtu: e considerando l’eccellenza dell’arte de i vari luoghi, et artificiosissimi instrumenti, et ornamenti di quello: i quali per la grandezza loro l’han fatto universalmente chiamare un picciol mondo; stanco tal volta dal faticoso suggetto, et alta contemplatione ritorsi alquanto quindi la mente mia, e l’applicai per la conformita della materia al mirabile Edificio, e superbissimo Palazzo, che V. Illustrissima, e Reverendissima S. da i fondamenti ha fatto edificare nella sua nobile, antica, e da lei magnificamente illustrata Città di Trento: al quale; se gli antichi edificij Romani, et Hedui stesseno in piede, tutti sanza alcun contrasto cederebbeno. Nel qual dilettevol pensiero essendosi invaghito l’animo, offerendomisi dalle Muse un si bello, piacevole, et honorevol poema fui forzato in ottava rima cantarne tutto questo c’hora offerisco a V. Illustrissima, e Reverendissima S. Il che dovera certo ad ogni candido lettore esser grato non tanto dico per l’aspirar della Musa, quanto per la bellezza notabile dell’ogetto, et il favore, ch’uscira dalla gloriosa ombra de V. Illustrissima, e Reverendissima S. Scusandomi io però che delle parti, che convengano a un poema, sono stato sfor