Pagina:Il Marchese di Roccaverdina.djvu/132

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scorgere una notevole trasformazione in lei, quasi un’istantanea rifioritura di grazia e di giovinezza che le coloriva leggermente la bianca pelle della faccia, le ravvivava le labbra, le accendeva le pupille, e le metteva un dolce tremito nella voce, allorchè domandò alla sorella Cristina se non le paresse che la mamma poteva stare in pensiero, vedendole ritardare.

La giovine, accostatasi timidamente, rispose:

— La mamma sa che dopo la messa dovevamo venire qui.

— Tu non conosci mio nipote — le disse la baronessa.

— Era bambina allora — soggiunse il marchese.

— Di vista, sì — fece Cristina. — Me lo ha indicato Zòsima, dalla finestra che dà su lo stradone. Passa spesso, in carrozza.

— Com’è il mondo! — esclamò la baronessa. — Nello stesso paese, nello stesso quartiere — no, veramente voi siete del quartiere di San Paolo; non è in capo al mondo, infine! — e persone amiche non s’incontrano da anni, quasi vivessero separate da grandi distanze!

— Per noi — disse Cristina — il mondo è racchiuso tutto nelle quattro mura di casa nostra.

— Anche per me, figlia mia! Ma io sono vecchia e non me n’importa niente.

— Non ce n’importa niente neppure a noi, ba-