Pagina:Il Marchese di Roccaverdina.djvu/271

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da un quarto d’ora quando il marchese picchiava al portone.

— Mi hai messo una gran paura, nepote mio!...

— Se avessi potuto supporre! non è tardi, zia!

La baronessa, in cuffia, sotto il padiglione che circondava il letto, spariva tra le coperte; e le magre mani sporgenti fuori dalle maniche della camicia da notte, e che tentavano di nascondere i diavolini con cui ella aveva ancora la debolezza di arricciarsi i capelli, sembravano più scheletrite e più scure tra tanto bianco attorno.

— Dunque? — ella riprese vedendo che il nepote rimaneva zitto, in piedi, e accennandogli di sedersi.

— Sono venuto per pregarvi di avvisare la signora Mugnos, per domani....

— Ah! Finalmente!

— E per sentire, avanti, quel che voi mi consigliate. Io non so....

— Zòsima desidererebbe che le si risparmiasse di andare al Municipio. Le due cerimonie, insieme. C’è la cappella in casa tua, privilegio ottenuto dal nonno. Io mi sono sposata là. Allora un prete veniva a dirvi la messa ogni domenica. La nonna non andava in chiesa neppure pel precetto pasquale. Altri tempi!

— Pel Municipio sarà difficile. Parlerò con l’assessore che funziona da sindaco. Ho sentito dire che non vogliono fare eccezioni.