Pagina:Il Marchese di Roccaverdina.djvu/363

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— Li ha un po’ trascurati. I tempi sono duri; e il marchese non è abituato a contare i quattrini che spende. Quella benedetta Società Agricola ne ha ingoiati molti. Se mi avesse dato retta! Io so come vanno, disgraziatamente, queste cose tra noi. Il marchese però vuol sempre fare di sua testa!...

— Non si tratta di case gravi, spero.

— Ma che possono diventare gravi, se non si ripara con prontezza. La storia della palla di neve; ròtola, ròtola e s’ingrossa e si riduce valanga.

— Dev’essere preoccupato di questo....

— Non c’è motivo per ora.

— Lo sa egli? Ve lo domando perchè, ripeto, il suo contegno m’impensierisce. Non l’ho mai visto così concentrato, così silenzioso! Da ieri, ha detto appena una ventina di parole; e ho dovuto strappargliele di bocca.

— È solido, ha salute di ferro; potete stare tranquilla intorno a questo punto. Figuratevi! Aveva cominciato a scherzare con me, al suo solito, ma era uno sforzo.

— Ieri non ha voluto vedere lo zio Tindaro venuto a trovarlo.

— Sono stati sempre un po’ in urto. Anche lui, con quelle sue antichità!

— Da che il marchese gli ha permesso di scavare a Casalicchio, oh!... nepote mio, qua! nepote mio, là! Ieri appunto veniva per regalargli una statuina di