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112 il mistero del poeta

non la vidi più, il mio cuore riprese a palpitar forte. Sapevo che Norimberga non era lontana, il sole infuocava un rossastro paesaggio solenne di alte pinete e di sabbie immense, l’aria soffiava fredda, e se porgevo il capo a guardar dove ci portasse la locomotiva, non vedevo all’orizzonte che nebbie; sentivo il Nord, mi pareva che quello fosse il vero cielo, il vero paese di un’anima come Violet. Là mi aspettavo di trovarla ancor più chiusa nel cupo fuoco del suo cuore. Ma la troverei, la troverei?

Verso le otto mi affacciavo dai tozzi baluardi medioevali, dai passaggi bui del Frauenthor a un largo di lastricati tra due scomposte fughe di case aguzze, a torri che salivano giganti, sul fondo, nei misti chiarori del crepuscolo e della luna. Norimberga, l’enigma, era davanti a me.

All’albergo domandai della famiglia Yves. I camerieri non la conoscevano, il padrone nemmeno. Questi ne chiese a due signori che stavano cenando. Uno di costoro sapeva soltanto che vi era una fonderia Yves nella Burgschmiedstrasse. Non posso dire l’impressione che mi fece