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il mistero del poeta 199

per avvertire l’amico mio che avevo grande necessità di trovarmi con lui solo e che sarei venuto nella sera.

Chiesi dove fosse Marienstein e andai a passeggiare da un’altra parte, verso il Parkhaus, col desiderio di tornar nel bosco che avevo attraversato insieme a miss Yves, di star con lei come potevo. Il cielo era grigio, l’aria quieta e tepida. Sedetti sopra un banco delle Anlagen, trassi, palpitando, dal portafogli la busta dov’erano i petali della rosetta e immaginai alcuni versi da offrire a Violet. Finivano così:

Or nel mio amore v’ha un profumo santo,
Una dolcezza tenera e nascosa;
In quella sera ch’ella soffrì tanto
L’hai perso tu, mia poveretta rosa.

Mi par rivedere, scrivendo, quel banco delle Anlagen sopra una svolta della costa e del sentiero, la mite collina con i suoi alberi pensosi, l’Altmühl chiara giù nella valle. Sulla spalliera del sedile si legge forse anche adesso «V. Y.» Dalla mia adolescenza in poi non ero più stato tanto fanciullo! Mentre incidevo le due lettere so-