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406 il mistero del poeta


Su argomenti d’arte non ho mai da lei comunicazioni interne. Quando eravamo fidanzati mi chiese se le avrei permesso di starmi vicina durante il mio lavoro, e mi promise con un sorriso, con un accento indimenticabile, di tacer sempre, di non guardarmi neppure. Così fa. Mi guarda, forse; ma tace. Intende tuttavia ed ama tutto quello che scrivo, ne gode umilmente, come in vita; e se i miei libri non piacciono altrui, lo si dica, lo si predichi, lo si stampi e mi si lasci in pace, poichè io mi contento per mio premio, di questa umile gioia.

Il mondo, amica mia, non me la guasterà mai come invece mi ha guastato. Le dirò in qual modo la dolcezza del mio segreto e del mio rifugio. Dieci anni son passati dalla morte di Violet ed io mi tengo sicuro di aver soddisfatto, in sostanza, il desiderio espressomi da lei quando navigando il Reno da Bingen a Rüdesheim mi disse che se fosse improvvisamente scomparsa non avrei dovuto far saper niente a nessuno, in Italia, del nostro legame. La sventura accadde e fu conosciuta a Rüdesheim prima che Steele spedisse le lettere di partecipazione; ed io tenevo