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il mistero del poeta | 75 |
specie di sogno, l’anno scorso, a Roma, quando lessi Luisa. Il mio spirito, ch’è molto più tranquillo e positivo del Suo, ha paura di vaneggiare un poco se pensa alle circostanze di quella lettura. Ero già da qualche anno come senza cuore, voglio dire come se il mio cuore fosse gelato e non sentisse più di avere freddo. La primavera dell’anno scorso riebbi qualche sensibilità, qualche ora di tristezza dolce.
«Un giorno, precisamente il 24 aprile, andai verso il tramonto al cimitero protestante di Porta S. Paolo, che non conoscevo ancora. Le camelie e le azalee erano in fiore e le vecchie mura con l’erbe selvatiche, con le rose gialle, con i gruppi di cipressi erano così belle all’ultimo sole! Presso alla pietra di Percy Bysshe Shelley trovai nell’erba un libretto col titolo: Luisa. Forse l’avevano smarrito alcuni signori usciti quando entravo io. L’apersi, e gli occhi, mi caddero sul passo dove si accenna alla leggenda del Diletto, che mi duole ancora di non conoscer bene, di non sapere a qual popolo appartenga. Mi fece, forse anche per il luogo e l’ora, una impressione tale, mi sentii così improvvisamente rivivere il