Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/116

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d’un cieco al grosso volgo ti parrebbe. Questo solo mi fu cagione perchè io infino a qui ho differito scrivere la seguente novella; ma pur cognoscendola assai faceta e bella, cosi inornata e rugginosa di inviartela ho deliberato. La quale, avvegna che a te profitto alcuno rendere non possa, per aver di mondani travenuti casi soverchia notizia, nientedimeno ad altrui leggendola non dubito che assai utile consiglio ne prenderanno, e sarà forse a loro efìiciente cagione di farli da la nova e fraudolenta setta dei Santi guardare; li quali con ogni dolosa arte e sottilissimi inganni fingendo fare miracoli, si adattano a robarne onore, roba, e contentezza insieme. E come che de loro malvagità non penso ninna eloquentia saria bastevole poterne a compimento parlare; tuttavia per togliere da un grande campo un piccolissimo fiore, appresso una finzione fatta per un Frate Minore sentirai, a la quale, secondo el mio basso giudizio, non saria stato ninno umano accorgimento sufficiente a ripararci.


NARRAZIONE.


Nel tempo che il re Giacomo francese, primo Conte de la Marca nominato, divenne marito de l’ultima de’ Durazzi1, arrivò in Napoli un frate minore, frate Girolamo da Spoleto nominato; il quale secondo i

  1. Questa è la regina Giovanna II; ed egli non la nomina per dispregio. Ed io credo che costei pei suoi vizi e per i mali che cagionò al regno fece nascere in Masuccio quel sentimento di dispregio per le donne che ora ci pare villano, e allora era scusabile. E mi pare ancora che molte donne lascive da lui dipinte sieno ritratti di Giovanna.