Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/130

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netta sua vicina, la Massimilla nominata, moglie d’un povero legnaiuolo; la quale, ancora che per la sua gran bellezza molto si gloriasse quando da alcuno era amata, pure essendosi accorta esser di lei il prete fieramente preso, forse per avere altrove posti i suoi pensieri giammai si degnò, non che d’altro, ma di una sola piacevole guardatura satisfarlo. Il prete che instabile e volenteroso era per natura, cognosciuto che il vagheggiare non gli giovava, e che né preghi né lusinghe in lei trovavano luogo, cominciò con importunità grandissima, con gridi, e con minacce a seguitarla, per modo tale che la giovene più per fastidio e paura che per vaghezza che ne avesse, gli promise un di che come il marito andava fuora il paese era contenta fare il suo volere. Rimaso dunque il prete al promesso ordine contento, ed onestamente il suo innamoramento raffrenando, avvenne che un giovine d’un’altra villetta non molto da quella lontana, chiamato Marco, sartore, similmente della Massimilla innamoratosi, né essendo quello ne la sartoria troppo esperto, si era dato ad andare per le feste che in quelli luoghi d’intorno si faceano, sonando con una sua piva molto bella che egli avea; ed essendo di volto e di persona bello e tutto pieno di nuovi motti, dovunque andava era con feste e piacere ricevuto; la qual cosa gli mettea di gran lunga migliore ragione clie il suo mestiere antico. Amando dunque, com’è già detto, oltre modo la nominata giovene, e con dolci e con accorte maniere vagheggiandola, di indurla a similmente amarlo le fu cagione: e in tale amore continuando, un dì accadde che la Massimilla gli fe’ con piacere la simile impromessa che al fastidioso prete con rin-