Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/188

Da Wikisource.

— 126 —

di S. Marco con sottilissima arte arrobate; e che per loro mala sorte erano in detta galea incappati, la quale essendo in quelli di andata traversa in faro, lui con più altri era scampato e con l’aiuto di Dio condottosi in Roma. E finita sua ben ordinata diceria, lacrymando soggiunse; Patre mio, io chiaro cognosco che portandola addosso per sì longo camino quanto è da qui a casa mia, di farmi appiccar per la gola un dì potrebbe esser cagione; e per tanto io non curaria per assai minor prezzo di quel che vale da me alienarla. E perchè, come voi vedete, pare che Iddio me abbia ispirato che direttamente innanzi a voi mi sia condotto, e forsi abbia ordinato per li molti beni che voi, secondo ho inteso, facete, che sia un tanto tesoro più presto vostro che d’altrui, vi supplico per tutte le predette ragioni che quella cosa sia in maniera condutta che alcuno scandalo seguire non ne possa, e io vi mostrerò la detta gioia, e se farà per voi mi darete tanto che ritornato sarò a casa io ne possa maritare tre mie figliole, de le quali pur oggi ne ho sentito novella che son vive e in extrema miseria ridutte, che altro de la detta gioia non vi domando. Frate Antonio udita la conclusione de la sua ben composta favola, non solamente il crese1, ma ne fu tanto lieto che tra la pelle capere non gli parea, e dopo che con molte ornate parole de tenerlo secreto lo ebbe rassicurato, che gli mostrasse la gioia lo richiese. Ludovico pur timido mostrandosi, e lo frate di continuo stimolandolo, cavatosi all’ultimo quasi frignando di petto un pezzo di cristallo in oro fino ligato con un foglio arrobinato, sì maestrevolmente fatto che veramente

  1. Crese, nap. per credette.