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Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/193

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ganno, e parendoli che il cielo in testa gii cascasse, e il terreno gii fosse sotto i piedi rapito, per fiera rabbia e dolore immenso, alzate le mani, tutta la faccia con li suoi vecchi unghioni a lacerare si incomincioe. Il compare di tal cosa maravigliandosi disse: Che avete, compare? Ohimè, disse, figliuolo mio, son morto, che io l’ho comparato cinquecento fiorini d’oro; ma per Dio, insino a San Piero me fate compagnia, ove è un ladroncello castigliano cambiatore che per bono mei consigliò: che certamente deve tener trame con colui che me lo ha venduto. Il compare di tutto fattosi beffe, pur per compiacere al compare montati a cavallo, e tutto il di cercata Maria per Roma, né finalmente trovatala, dolente e triste il buon frate a casa se ne tornoe, e postosi a giacere, e piangendo, e battendo, e dando la sua testa per lo muro, si causò tal febbre che senza ricordarsi di ricevere niuno spirituale sacramento fra brevissimi giorni passò di questa vita. Così adunque li molti denari acquistati vendendo la celestial patria gli forono e meritamente potissima cagione fargli alfine avere da quella esilio sempiterno, e all’ultima partita non portarsene tanto che avesse satisfatto al gran nocchieri di Caronte per farsi passare di là del rivo alla città di Dite; dal qual passaggio Dio deliberi me e ciascun fedel cristiano. Amen.


MASUCCIO.


Tante sono le occulte beffe e i dolosi inganni che li religiosi di continuo fanno contra i miseri secolari, che non è da maravigliare se loro talvolta dai