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di sè medesima, con discreta e cauta maniera a sè introdottolo, nè curando altrimente rimaritarsi, con grandissimo piacere fin che vissero parimente il lor perduto tempo ristorarno.
MASUCCIO.
Recordome più volte aver tra savii udito ragionare che i voti che in questo mondo nelle avversità si fanno, e per alcun mancamento satisfar non si ponno, con autorità papale si debbono in altra maniera e forma permutare. Per la qual cagione mi persuado che il dottor legista avendo di ciò dottrina, vedendo che, per essergli da lo Stratico stato interdetto, non avea possuto avere il suo voto in cera per appiccarlo ogni anno una volta innanzi a quelli corpi santi, gli fosse stato dispensato de posserlo in causa pia e in carne viva e vera permutare, come già fece non solo una volta l’anno ma infinite il mese, offerendo quello dentro al sacro tempio de la valle di Josafat, forse per averne nel dì del giuditio più vero testimonio. Ma lasciando il faceto ragionare da canto, dico certamente infelicissimo potersi tener colui che da le ditte due prave infirmità, avaritia e gelosia, si trova inquietato: imperò che oltre lo stimulo che de continuo dentro lo martella, senza possere in esso veruna contentezza regnare, suole molto spesso tra quegl’inconvenienti che più fugge e teme ruinare; nè pare gran maraviglia, attento che tutti i sottili argomenti e ingegni dei ladri sono a cautamente robare chi