Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/34

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io mi sappia, nessuno altro li ha raccontali prima di lui. E poi rispondo pensatamente e dico, che il fatto racchiuso nella novella, a simiglianza del proverbio, molte volte non appartiene a nessun uomo particolare, ma a tutto un popolo, anzi a molti popoli, e ognuno lo ripete a modo suo, lo fa avvenire nel suo paese, e al suo tempo. Il merito di chi lo narra sta nel fare proprio ciò che è comune, nel rendere il fatto vivo e presente, nel disegnar bene e colorire i personaggi i quali nel racconto comune sono profili incerti, senza rilievo, piuttosto concetti che personaggi. E spesso avviene che chi l’ha saputo l’ultimo, ma lo ha raccontato meglio, è creduto egli il primo inventore. Quando io odo a dire che la critica storica ha scoperto che la massima parte delle novelle del Decamerone sono vecchi racconti francesi che si leggono nei fabliaux, io credo che questa sia critica di femminette e che non ha scoperto nulla. Se voi scoprite che una statua fu fatta dello stesso marmo della cava onde fu fatto un mortaio, che avrete scoperto? Il pregio dell’arte non è dalla materia: e materia è un racconto comune, una leggenda una tradizione qualunque della quale l’artista fa la sua novella, che come la statua è tutta sua ed originale. Il frate che gabba i villani con le false reliquie è la materia onde il Boccaccio fa la mirabile statua del suo frate Cipolla, e Masuccio la sua bellissima del frate Girolamo. Sono due rappresentazioni d’una stessa cosa, la quale prima del Boccaccio fu certamente os-