Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/402

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ciò menato cavalcorono....1 ad una loro guida in quale parte condurre gli dovea; e i fanti quali avanti e quali drieto con gran piacere sequeano il preso cammino. Ma i loro contrarii fati avendone forse altramente deliberato, a uno acerbo e credo mai udito sì orribile fine li condusse; però che non avendo appena un miglio camminato che loro discaregò una pioggia addosso sì grande e continua con tanta contrarietà di venti e folta grandine e spaventevoli truoni e folgori, che parea che la machina mondiale tutta insieme ne volesse venire giù. La oscurità era sì grande, e la tempesta sì noiosa che non solo coloro che erano a piedi la maggior parte in giuppone con la guida insieme se ismarrerono chi qua chi in là fuggendo, ove meglio scampare credeano, ma con difflcultà i due amanti presi e legati per mano l’uno l’altro vedere se posseano, e tutti territi e impauriti che una tale subita demostratione fosse flagello di Dio per loro rapina mandato, non sapendo ove si fossero, né quale cammino togliere, non sentendo niuno de' loro compagni, né per molto e con alte voci chiamarli rispondendo, recomandandosi a Dio, data la briglia ai cavalli, commisero il cammino con la loro vita insieme ad arbitrio di quelli e della fortuna. E avendo più miglia or qua or là, come nave senza nocchiero, camminati de la cruda morte all’ultimo supplicio, videro di lungi un piccolo lume, e da quello alcuna speranza presa, verso detto lume i cavalli dirizzorono, senza però la malignità del tempo mancargli. E dopo di loro molto camminare al loco del visto lume gionti, picchiato a l'u-

  1. Qui credo che manchino queste o simili parole: la donna, e s'avviarono dietro.