Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/404

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cavalli e facendo gran rumore, e chiamando: O gentiluomo, vieni ed acconcia li tuoi cavalli che non impacciano gli asini nostri; e l’altro posto dietro la porta con una gran scure in mano aspettava di fare l’orribile omicidio. Deh ribalda fortuna, volubile e non contenta di niuna lunga felicità di alcuno tuo subietto, e con che lusinghevole speranza hai condotte le due innocenti colombe a l’ultima rete di loro più cruda morte! E se a grado non ti era che li miseri amanti avessero per tuoi tranquilli e abonacciati mari con prosperità navigato, non avevi tu infiniti altri modi e in vita e in morte di separargli? Dunque questa via come a più crudele te reservasti? Certo io non so altro che d’intorno a tue detestande opere dire mi sappia se non, misero colui che in te pone sua fede e speranza. Loisi sentendosi chiamare, ancora che duro gli fosse l’andare e il partirsi dal fuoco, pure per adagiare i suoi cavalli con debile passo verso la stalla se avviò, lassando la donna con altri assai e maschi e femmine de detti lazarini in compagnia; e né prima fu gionto che il fiero ribaldo gli diede una percossa tale con la detta scure in testa, che senza posser dire oimè, il buttò morto in terra; e ancora che cognoscesse lui veramente essere morto con più altri dispiatati colpi gli andò la testa percotendo: e quivi lasciatolo, ove era la infelice giovene se ne vennero, ed essendo costoro fra gli altri come maggiori, al resto de le brigate imposero che ciascuno al suo loco s’andasse a posare: e subito così fu fatto. La misera Martina rimasta sola, e pur del suo Loisi domandando, e non gli essendo risposto; a la fine l’omicida fattosi avanti con la sua guasta e rauca voce li disse: Figliuola