Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/432

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quale e a te e a me parimente ne fu dato particulare avviso: nondimeno li dolci e soavi frutti per me colti di tua giocondissima amicizia hanno in me trovato sì fatto loco che, il travagliato intelletto quietato, a scriverte la presente pur con piacevolezza non piccola vengo; a tale che del mio amore, e del rescrivermi a volte ricordandoti, sarà cagione di farci con gli occhi de la mente de continuo vedere, però che come già sai la qualità de lo scrivere ha in se tanta autorità che li amici absenti fa presenti parere e reputare.


NARRAZIONE.


L’altr’anno fu a Giovenazzo un bon omo chiamato Tonto de Leo, il quale forse per volere con non molto corporale affanno e sè e sue brigate sostentare, si erti posto a fare albergo in su la piazza de la città; e avendo una bella e liggiadretta giovine per moglie chiamata Lella, de continuo parea che dinanzi al suo albergo vi fosse franca la fiera per le molte e infestanti brigate di giovini che la vagheggiavano: de che l'oste, ancora che gelosissimo fosse, per dimostrare come a tavernaro novello che gran concorso avea, quando con piacere e talvolta con rincrescimento, come è già de' gelosi costume, lo tollerava. Avvenne che un gentil giovane mercante Ragoseo, nominato Tobia, praticando per quelli lochi maritimi di Puglia comprando grani per una nave che a Monopoli avea lassato, recapitò a Giovenazzo, ove non molto dimorando, gli fu da alcuni suoi amici detto de la bellezza e piacevolezza de la nominata osta, e che se lei avesse tempo e attitudine,