Pagina:Il Novellino di Masuccio Salernitano.djvu/454

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el virilmente adoperare degli già detti doi compagni che ognuno de l’altri chi abbattuto e quale stracco se n’era fuori uscito, altro che loro doi dentro soli erano rimasti: i quali non volendo l’uno più contra l’altro giostrare, ognun de essi lo onore a l’altro cedendo se ne uscerno: el che trovandose poche lanze più Marchetto che Lanzilao avere rotte, con non meno piacere e gloria de l’uno che de l’altro fu a Marchetto el palio e lo onore donato. Ed andando a fare festa al palagio del Signore avvenne che gli detti compagni tutti doi in uno ballo se innamorarno de una medesima giovenetta, molto leggiadra e bella, figliola de un notevole cavaliere de la città, e senza sapere l’un de l’altro ognuno ardentissimamente la vagheggiava. La giovene,che Ipolita aveva nome, vedendogli ambedue de una medesima età, e de bellezze e de costumi conformi, e tante altre eguaglianze essere tra loro, che lei medesima che de tutto si era accorta non sapea né possea deliberare a chi de loro dovesse l’animo inclinare, e in tale ambiguità stando propose tutti doi parimente amarli; e cosi occultamente or l’uno or l’altro favoreggiando li facea de soa grazia stare contenti. Finita la festa non senza greve dolore de tutti doi, novelli amanti presi e legati da colui che a li soi teli niuno provedimento bastò mai per repararvi, se ne retornarno in casa; dove gionti cominciò Marchetto a dire: Fratello, io venni qui per guadagnare el palio, e ho perso la libertà, però che io sono sì forte infiammato da l’amore de una donzella quale nella festa oggi ho male per me veduta, che non ne posso reposo alcuno pigliare. Lanzilao con non meno calente sospiro respose: Oimè fratello, che con simili