Pagina:Il Pastor fido e Compendio della poesia tragicomica.djvu/43

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sciatore e uomo di stato e filosofo, paresse discendere facendosi poeta di corte, che vuol dire arnese di lusso e trastullo; vi s’era nondimeno prudentemente acconciato, da poi che quella era la volontà e il comando del padrone; e «sperando pure che dovesse la poesia correre una sorte medesima con la musica sua sorella, che nella nostra corte ha pur trovato il suo premio» scrive egli nella stessa lettera al Bentivoglio. E segue narrando quale sforzo d’animo quella mutazione gli costasse: «Fatto forza a me stesso,cercai di trasformarmi tutto in altrui, e di prendere a guisa d’istrione la persona, i costumi, gli affetti eh’ io ebbi un tempo; e d’uomo maturo, eh’ io era, sforzaimi di parer giovane, di malinconioso festevole, d’uomo senza amori innamorato, di savio pazzo, e di filosofo alfìn poeta: la qual metamorfosi non si sarebbe già potuta fare nell’animo