Pagina:Il Principe.djvu/87

Da Wikisource.

77

troverà un ferocissimo lione e un’astutissima volpe, e vedrà quello temuto e riverito da ciascuno, e dagli eserciti non odiato; e non si maraviglierà se lui, uomo nuovo, arà possuto tenere tanto Imperio, perchè la sua grandissima riputazione lo difese sempre da quell’odio che i popoli per le sue rapine avevano potuto concipere. Ma Antonino suo figliuolo fu ancor lui uomo eccellentissimo, ed aveva in sè parti eccellentissime, che lo facevano ammirabile nel cospetto de’ popoli, e grato a’ soldati, perchè era uomo militare, sopportantissimo di ogni fatica, disprezzatore di ogni cibo delicato, e di ogni altra mollizie; la qual cosa lo faceva amare da tutti gli eserciti. Nondimeno la sua ferocia e crudeltà fu tanta e sì inaudita, per avere dopo molte occisioni particulari morto gran parte del Popolo di Roma, e tutto quello d’Alessandria, che diventò odiosissimo a tutto il mondo, e cominciò ad esser temuto da quelli ancora che egli aveva intorno, in modo che fu ammazzato da un centurione in mezzo del suo esercito. Dove è da notare che queste simili morti, le quali seguitano per deliberazione di un animo deliberato e ostinato, non si possono da’ Principi evitare, perchè ciascuno che non si curi di morire, lo può fare; ma deve bene il Principe temerne meno, perchè le sono rarissime. Deve solo guardarsi di non fare ingiuria grave ad alcuno di coloro, de’ quali si serve, e che egli ha d’intorno al servizio del suo Principato, come aveva fatto Antonino, il quale aveva morto contumeliosamente un fratello di quel centurione, e lui ogni giorno minacciava, e nientedimeno lo teneva a guardia del suo corpo: il che era partito temerario, e da rovinarvi, come gl’intervenne. Ma vegniamo a Commodo, al quale era facilità