Pagina:Il Principe.djvu/89

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Io non voglio ragionare nè di Eliogabalo, nè di Macrino, nè di Iuliano, i quali, per essere al tutto vili, si spensero subito; ma verrò alla conclusione di questo discorso; e dico, che li Principi de’ nostri tempi hanno meno questa difficultà di satisfare straordinariamente a’ soldati ne’ governi loro, perchè nonostante che si abbi ad avere a quelli qualche considerazione, pure si risolve presto, per non avere alcuno di questi Principi eserciti insieme, che sieno inveterati con li governi ed amministrazioni delle provincie, come erano gli eserciti dell'Imperio Romano; e però se allora era necessario sodisfare a’ soldati, più che a’ popoli, era perchè i soldati potevano più, che i popoli; ora è più necessario a tutti i Principi, eccetto che al Turco ed al Soldano, satisfare a’ popoli, che a’ soldati, perchè i popoli possono più, che quelli. Di che io ne eccettuo il Turco, tenendo sempre quello intorno dodicimila fanti e quindicimila cavalli, da’ quali dipende la sicurtà e la fortezza del suo Regno; ed è necessario che posposto ogni altro rispetto de' popoli, se gli mantenga amici. Simile è il Regno del Soldano, quale essendo tutto in mano de’ soldati, conviene che ancora lui, senza respetto de’ popoli, se gli mantenga amici. Ed avete a notare, che questo Stato del Soldano è disforme da tutti gli altri Principati; perchè egli è simile al Pontificato Cristiano, il quale non si può chiamare nè Principato ereditario, nè Principato nuovo; perchè non i figliuoli del Principe morto rimangono eredi e signori, ma colui che è eletto a quel grado da coloro che ne hanno autorità. Ed essendo questo ordine anticato, non si può chiamare Principato nuovo; perchè in quello non sono alcune di quelle difficultà che sono ne’ nuovi;