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care la caduta di suo zio e che si sia accordato col Governo inglese. Già noi siamo una spina per Labuan, che è così prossima a Mompracem e che noi molti anni fa per poco non abbiamo espugnata e conquistata.

— Non solo, signor Yanez, vi è qualche altro nella partita — disse Kammamuri.

— E chi?

— Sapete che cosa mi ha raccontato l’ex-servo del mio padrone che mi ha aiutato ad attraversare gli accampamenti dei dayachi e giungere qui inosservato?

— Che cosa? — chiesero ad una voce Yanez e Tremal-Naik.

— Che il «pellegrino» che ha fanatizzato i dayachi e che li ha armati e pagati largamente, non è un arabo, come lo si è creduto finora, bensì un indiano.

— Un indiano! — esclamarono i due amici.

— E ho da dirvi qualche cosa di più grave ancora, che vi farà aprire di più gli occhi e meglio comprendere con quale nemico noi abbiamo da fare. L’ex-servo ha aggiunto di averlo sorpreso una notte in una capanna inginocchiato dinanzi ad una bacinella piena d’acqua contenente dei piccoli pesci rossi, dei manghi del Gange, di certo.

— Per Giove! — esclamò Yanez, fermandosi di colpo, mentre Tremal-Naik balzava in piedi col viso alterato. — Una bacinella con dei pesci dentro!

— Sì, signor Yanez.

— Allora quell’uomo è un thug! — esclamò Tremal-Naik con accento di terrore.

— Deve essere tale, perchè solamente gli strangolatori indiani adorano i manghi del Gange che, secondo le loro credenze, incarnano l’anima della dea Kalì — rispose Kammamuri.

Per alcuni istanti nella sala regnò un profondo silenzio. Perfino Darma, la superba tigre ammaestrata, divorava la sua cena senza più brontolare, come se avesse compresa la gravità eccezionale della situazione.

— Udiamo — disse ad un tratto Yanez, che aveva riacquistato subito il suo sangue freddo. — Chi è l’uomo che ti ha raccontato ciò?

— Karia, un dayaco che fu ai nostri servigi e che ora si trova nel campo dei ribelli, un uomo intelligentissimo che corseggiò i mari parecchi anni. Un giorno gli ho salvato la vita, mentre una tigre stava per divorarlo, ed egli ha conservato per me un po’ di