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il re del mare 11

deva di vista. — Guarda, Sambigliong, non ti sembra indeciso sulla sua manovra? Ora si dirige verso gli isolotti, ora se ne allontana per gettarsi verso le scogliere corallifere.

— Si direbbe che cerchi d’ingannare qualcuno sulla sua vera rotta, signor Yanez, — rispose Sambigliong. — Che sia sorvegliato e che cerchi d’ingannarli?

— Pare anche a me — rispose l’europeo. — Va’ a prendermi un cannocchiale e fa’ caricare una spingarda a palla. Se si cercherà d’intralciare la manovra di quell’uomo, il quale evidentemente mira a raggiungerci, faremo fuoco.

Un momento dopo puntava l’istrumento sul piccolo canotto che allora si trovava a non meno di due miglia e che aveva finalmente abbandonato le isolette della foce, per spingersi risolutamente verso la Marianna.

Ad un tratto gli sfuggì un grido:

— Tangusa!

— Quello che Tremal-Naik aveva condotto con sè da Mompracem e che aveva innalzato alla carica di fattore?

— Sì, Sambigliong.

— Finalmente sapremo qualche cosa su questa insurrezione, se è veramente lui — disse il malese.

— Non m’inganno: lo vedo benissimo. Oh!

— Che cosa avete, signore?

— Vedo una scialuppa montata da una dozzina di dayachi che mi pare voglia dare la caccia a Tangusa. Guarda verso l’ultima isola: la vedi?

Sambigliong aguzzò gli sguardi e vide infatti un’imbarcazione, stretta e molto lunga, lasciare la foce del fiume e slanciarsi velocemente verso il mare, sotto la spinta di otto remi poderosamente manovrati.

— Sì, signor Yanez, danno la caccia al fattore di Tremal-Naik — disse.

— Hai fatto caricare una spingarda?

— Tutte e quattro.

— Benissimo: aspettiamo un momento.

Il piccolo canotto che aveva il vento in favore, filava diritto verso la Marianna con sufficiente velocità, nondimeno non pareva che potesse gareggiare colla scialuppa. L’uomo che lo montava, accortosi di essere seguìto, aveva legata la barra del timone ed aveva presi due remi per accelerare maggiormente la corsa.